Perciò dunque anche voi miei prodi con il vino i baci e le foglie sulla bocca
Voglio che usciate nudi nei fiumi
A cantare Barberia come il falegname caccia i lentischi
Come la vipera passa in mezzo ai campi d’orzo
Con gli occhi fieri incolleriti
E come i lampi sconvolgono la gioventù
Nikos Gatsos, Amorgòs
Ciao, sono Sara, e oggi c’è la luna gibbosa calante.
I versi che avete letto poco fa appartengono all’unica poesia mai scritta da Nikos Gatsos. Era il 1943, aveva 31 anni e la sua Grecia era stata occupata dai nazisti. La intitolò Amorgòs, anche se ad Amorgos non era mai stato. O forse proprio perché non c’era mai stato, così che quel luogo reale e per lui al tempo stesso immaginario potesse essere sogno, simbolo e rifugio.
Amorgos è la più orientale delle Cicladi: ninfe che un giorno la furia di Poseidone trasformò in isole.
#1 - Una cosa che ho scoperto / Le rocambolesche avventure della Venere di Milo
All’estremità opposta di Amorgos, tutta protesa verso occidente, sorge Milos. Qui, l’8 aprile del 1820, è stata ritrovata una delle statue più famose al mondo.
In quel giorno di primavera, il contadino Yorgos Kentrotas stava scavando nei pressi del teatro antico, in cerca di materiali da poter riutilizzare nella sua fattoria. A un certo punto, la vanga colpì qualcosa di molto duro: dal terreno sbucò una figura di donna, spezzata e ricoperta di terra scura: era la Venere di Milo.
Alcuni ufficiali della marina francese riescono ad accaparrarsela. Dopo un lungo viaggio per mare, la scultura giunge alla corte del re di Francia, Luigi XVIII, che decide di donarla al Louvre.
Ma le peripezie della Venere di Milo non finiscono qui. Nel 1870 scoppia la guerra franco-prussiana: la statua viene rinchiusa in una cassa di legno e nascosta in un luogo sicuro.
Pericolo scampato, ma molto presto la donna senza braccia dovrà fuggire ancora. Siamo agli inizi della Seconda Guerra Mondiale: le truppe tedesche avanzano e il direttore del Louvre, Jacques Jaujard, organizza il trasferimento di migliaia di opere dal museo ai castelli della Loira. Quando, il 16 agosto 1940, i nazisti entrano al Louvre, lo trovano vuoto.
Dopo la fine della guerra, la Venere torna al suo posto, ma nel 1964 è di nuovo in una cassa di legno, pronta a partire: questa volta viaggia verso Tokyo, dove arriverà in tempo per le Olimpiadi, dopo una traversata per mare di 33 giorni.
Rispedita in Francia, da allora riposa in una sala del Louvre, circondata da un’aura di mistero: quella donna è davvero Afrodite, oppure un’altra divinità? Forse Anfitrite, divinità marina venerata a Milo? Quand’era ancora tutta intera, cosa stava facendo con quelle braccia che un giorno si sono spezzate? Come le ha perse?
Ercole forse ne sa qualcosa.
#2 - Guardarsi attorno / I pomodorini di Santorini
Una delle isole greche più conosciute è senza dubbio Santorini. Se capitate in questa terra vulcanica, dove il mare, la notte, si colora di nero, un bel modo di scoprirne la storia è visitare il Tomato Industrial Museum “D. Nomikós”: una vecchia fabbrica di concentrato di pomodoro.
I primi semi di pomodoro arrivano a Santorini alla fine dell’Ottocento. Su quest’isola, i frutti crescono rossi, brillanti, piccoli e dolci. E sono anche un fantastico esempio di resilienza. Qui piove poco, e raramente, ma il suolo vulcanico riesce a strappare l’acqua all’umidità dell’aria: i pomodori non hanno bisogno di essere irrigati, perché si nutrono della rugiada del mattino.
Agli inizi del Novecento, la famiglia Nomikós fonda le prime fabbriche di concentrato di pomodoro dell’isola: un prodotto che comincia a essere così richiesto, da meritarsi il soprannome di “caviale d’oro”. La fabbrica che oggi è stata trasformata in museo lavorava 3.500 cesti ogni giorno. Dei pomodori non si buttava via niente: gli agricoltori venivano pagati in soldi e concentrato, certo, ma ricevevano anche semi da piantare per l’anno nuovo e bucce da dar da mangiare agli animali.
Nonostante il devastante terremoto del 1956, l’impero dei Nomikós sopravvive. In un documentario che vi dice “arrivederci” nell’ultima sala del museo, una donna racconta che la coltivazione dei pomodori e la produzione di concentrato avevano strappato tante persone alla fame e alla povertà. Santorini era ancora in gran parte incontaminata e selvaggia e, ogni volta che arrivava l’estate, si tingeva di rosso.
Negli anni Ottanta le cose cambiano profondamente: esplode il turismo di massa e non c’è più spazio per i pomodori. Le fabbriche dei Nomikós chiudono i battenti nel 1981 e la produzione si sposta nella Grecia continentale; anche i piccoli produttori locali abbandonano la coltivazione dei famosi frutti rossi: l’isola si trasforma in un cantiere a cielo aperto.
Lasciamo il museo con tante domande nella testa e nessuna risposta: un turismo sostenibile è possibile in luoghi come Santorini? Nonostante le altre isole che abbiamo toccato in questo viaggio siano ancora parzialmente intatte, è inevitabile che, presto o tardi, si trasformino anche loro nella stessa direzione? È possibile viaggiare attraverso questi luoghi senza contribuire al problema? Sarebbe più giusto rinunciare?
#3 - Un libro / Le Relazioni Culinarie
Ho scoperto questo libro di Andreas Staïkos per caso, cercando qualcosa da leggere che mi parlasse di Grecia, da portare con me tra le isole.
Le Relazioni Culinarie è una sfida a colpi di fornelli e di prezzemolo danzante, tra due uomini appassionati di cucina, infatuati della stessa donna. Ogni capitolo ruota attorno a un piatto diverso e si chiude con qualche breve ricetta, ciascuna – ne sono abbastanza convinta – scritta al puro e semplice scopo di farci venire l’acquolina in bocca.
Non credo che questo libro vada approcciato come un vero e proprio romanzo, ma piuttosto come un ricettario con una cornice narrativa. È essenzialmente un’ode al cibo, in cui ogni parola riesce a dirci che mangiare è piacere, poesia, seduzione.
"Che cos'è? Cosa sarà? Sono coralli, coralli di riccio di mare annegati in un cucchiaio d'acqua dell'Egeo".
"E la ricetta? La sai la ricetta?" domandava Damocle, ricevendo sempre la stessa, rituale risposta: "Mettere in una terrinetta dieci ricci, due raffiche di meltemi e una goccia di limone".
Spuntini
Sifnos è considerata la capitale gourmet delle Cicladi. Una delle ricette che ho amato di più è la purea di fave: un piatto semplice e gustoso, che ho mangiato praticamente ogni giorno.
Ho letto Elena Nessuno di Rea Galanaki: la storia romanzata della pittrice greca Eleni Boukoura, che si finse uomo per poter dipingere, e I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead: un romanzo ambientato in un riformatorio, che parla di segregazione razziale e sofferenza.
Ogni angolo della Grecia è pervaso dal mito. Non fa eccezione l’isola di Naxos, dove Teseo abbandonò Arianna, dopo che lei l’aveva aiutato a uccidere il minotauro e a fuggire dal labirinto. Chi era davvero Teseo?
La cancellazione della Roe vs Wade: l’opinione di Ida Dominijanni su Internazionale.
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Buona estate e a presto,
Sara
Bella la poesia, che non conoscevo. Zorba il greco, uno dei migliori film che abbia mai visto, penso