She smiled and nodded. “Write me a letter someday.”
“I won’t know where to send it.”
“Write it anyway,” she said.Leslie Feinberg
Ciao, sono Sara, eccomi di nuovo qui a scriverti poiché in cielo splende la luna piena.
Questa è afilorefe, e oggi è il 9 ottobre: la giornata mondiale delle Poste. In questa puntata parliamo di lettere, buste e altre cose così.
Ma prima, una breve comunicazione di servizio. Il gruppo di lettura via newsletter che sto cercando di costruire ha finalmente una data d’inizio: il primo dicembre. Se ti interessa e non hai ancora compilato il modulo per iscriverti, lo puoi trovare qui.
1 - Una cosa che ho scoperto / Messaggi in viaggio
Il servizio postale nasce con i grandi imperi dell'antichità, che hanno dovuto ben presto fare i conti con la necessità di inviare a una certa distanza notizie, ordini e comunicazioni di vario genere.
In Cina, più o meno nel 4000 a.C., messaggeri in sella ai loro cavalli scorrazzavano già per le strade dell’impero, per consegnare messaggi e proclami ufficiali.
In Egitto, intanto, la corrispondenza – papiri protetti da involucri d’argilla – viaggiava lungo il fiume Nilo.
Qualche secolo più tardi, dall’altra parte del mondo, gli Incas decisero di allenare i propri “postini” come agili corridori. Si chiamavano chaskiq e consegnavano messaggi, documenti e oggetti attraverso un sistema a staffetta.
Grazie a loro, il grande imperatore riceveva in brevissimo tempo notizie dai quattro angoli del suo regno. Si dice che alla sua corte arrivasse anche il pesce ancora fresco, direttamente dalla costa, che distava ben 600 km dalla capitale Cuzco.
E nel continente europeo? Iniziamo il nostro viaggio con gli antichi romani, che fecero dell’organizzazione del servizio postale una loro priorità: fu l’imperatore Augusto in persona a interessarsi del suo buon funzionamento. All’inizio, i messaggeri portavano con sé tavolette d’osso o di metallo spalmate di cera, presto sostituite da ben più leggeri rotoli di papiro. I messi viaggiavano su carri attraverso una rete stradale estesissima, che copriva all’incirca 200.000 chilometri.
In epoca medievale, il servizio postale iniziò a essere sempre più diffuso e capillare, anche per via di iniziative private.
Ma che vita facevano i messaggeri, a quel tempo?
In Francia se la passavano piuttosto male. Un documento del 1403 ci racconta che erano costretti a viaggiare per un numero minimo di chilometri ogni ora e che per ciascun miglio percorso in meno ricevevano un colpo di bastone. Non potevano neppure dormire lungo la strada, quando erano troppo stanchi per proseguire.
Alcuni postini erano obbligati a portare sulle spalle cassette, ceste o grandi borse stracolme di corrispondenza. Se lungo il percorso si trovavano a dover guadare un fiume, si caricavano sulle spalle anche grosse vesciche piene d’aria per non correrre il rischio di affondare.
Nel Seicento, in un mondo sempre più connesso, un’idea geniale rivoluzionò il servizio postale: nei principali punti di passaggio si cominciarono a collocare delle rudimentali cassette delle lettere. Laddove non era così semplice costruirle, ci si affidò all’inventiva. Nello Stretto di Magellano, a sud del Cile, si legò una botte a un palo: ogni nave di passaggio inseriva le lettere da consegnare e ritirava quelle eventualmente lasciate dalle altre barche.
È solo nell'Ottocento che nasce la posta moderna, più o meno per come la conosciamo oggi, con buste, francobolli, e via dicendo.
Il nostro breve itinerario nella storia delle Poste finisce qui. Qui ho raccolto le tappe e le suggestioni che per un motivo o per l’altro mi hanno colpito di più, ma se avete voglia di approfondire, potete partire da qui.
2 - Guardarsi attorno / Scrivere lettere, oggi
Cosa significa spedire una lettera, oggi?
La nostra comunicazione scritta è ormai per lo più affidata al mondo digitale. Le newsletter sono mezzi di comunicazione estremamente potenti (e meravigliosi, secondo me). Come ha osservato Andrea Alesci in una puntata della sua Linguetta (a proposito, iscrivetevi!): “della lettera la newsletter possiede: la cura con cui la si scrive e l’indirizzo a cui verrà spedita”, e per questo possiamo ribattezzarle “letterine moderne”.
Lontane dalle logiche dei social, dove dominano le leggi degli algoritimi e l’estemporaneità, ci raggiungono, perché siamo noi a sceglierlo, in uno spazio privato e personale: le nostre caselle di posta.
E se guardiamo fuori, nel mondo reale? Cosa possiamo dire, oggi, delle nostre cassette delle lettere? Trovi qualche messaggio o una cartolina, ogni tanto? Scrivi ancora lettere a mano?
Secondo il gruppo di ricerca e comunicazione della Montblanc Haus dovresti farlo, e anche spesso. Tant’è che la missione di questo museo è proprio quella di incoraggiarci a prendere di nuovo tra le dita una penna per parlare a un’altra persona.
Ci invitano a non aver paura di sporcarci d’inchiostro, scrivere male, non scrivere niente di sensazionale.
C’è un senso di permanenza nei segni tracciati sui fogli che manca totalmente nella comunicazione digitale. Quando si scrive una lettera non si scelgono solo le parole, ma anche la consistenza e il colore del foglio che si andrà a riempire di pensieri, e della busta nella quale quei pensieri troveranno rifugio. Ogni carta, ogni inchiostro e persino la loro combinazione hanno un odore diverso, peculiare. Per non parlare del rumore che fa una busta quando viene strappata, oppure quando viene delicatamente aperta con un tagliacarte.
Ogni persona ha il proprio modo di disegnare le lettere dell’alfabeto e di tratteggiare virgole e punti. A volte la penna si muove rapida, quasi incontrollata, per via della foga, o perché si sente di aver detto troppo (o di non aver detto qualcosa nel modo giusto), e quasi scavando nella carta si prova in tutti i modi a cancellare quella traccia “sbagliata”; a tratti la mano è invece più lenta, pensosa, nella premura che mette in ogni frase.
Nelle lettere scritte con una penna abita una persona con tutto ciò che sente e con tutto ciò che prova: leggiamo quello che dice, e tra le righe riusciamo anche a scorgere le sue emozioni nei confronti delle parole che ha scritto.
Ma non è finita qui. Mentre leggiamo, sappiamo bene che dopo aver scritto qualcosa di sé, per farci arrivare il suo messaggio, questa persona ha comprato un francobollo, ha infilato la lettera in una busta e infine l’ha imbucata da qualche parte. Ci vuole tempo, e oserei dire anche una certa ostinazione, per dedicarsi oggi a un'attività del genere.
E infatti, trovare una lettera o una cartolina, in mezzo a bollette, pubblicità e riviste, ci fa sentire subito una certa connessione con la persona che ce l’ha spedita. Non possiamo fare a meno di chiederci perché si sia presa la briga di fare una cosa così, quando avrebbe potuto usare metodi molto più rapidi. Oltre a quello che ci ha scritto, con una lettera, credo che questa persona voglia dirci che ha deciso di mostrarsi a noi in tutta la sua fisicità, in tutta la sua emotività; ci sta dicendo che ha deliberatamente scelto di usare il proprio tempo per avvicinarsi a noi con onestà, interesse e cura.
3 - Un libro / Lettere appassionate
Il libro che ti propongo oggi è una raccolta di lettere e altri scritti della pittrice messicana Frida Kahlo.
S’intitola Lettere appassionate e fa parte della collana Carte d’artista della storica casa editrice milanese Abscondita, che da sempre pubblica testi inediti legati al mondo dell’arte.
Tra le pagine si legge di arte, di sogni, di passioni, d’amore e di politica. Sono 43 lettere, indirizzate al grande amore della giovinezza, Alejandro Arias; al marito Diego Rivera; agli amici e alle amiche; alle amanti e agli amanti; al medico che l’ha accompagnata nel suo dolore e nelle sue sofferenze; fino ad arrivare all’allora presidente del Messico, Miguel Alemán Valdés. A questi frammenti di corrispondenza si accompagnano fotografie, dipinti, un paio di poesie, un biglietto, e qualche appunto autobiografico.
Ne esce un ritratto complesso, di un’artista che riflette sulla propria opera e sulla propria vita: non riduce, come spesso accade, la persona di Frida Kahlo e la sua dimensione creativa al legame che la stringeva a Diego Rivera.
I miei quadri sono ben dipinti, con pazienza, non con negligenza. La mia pittura porta in sé il messaggio del dolore. Ritengo che almeno a qualcuno possa interessare. Non è rivoluzionaria. Perché mai dovrei continuare a illudermi che sia militante? Non ci riesco. Dipingere ha arricchito la mia vita. Ho perso tre figli e altre cose che avrebbero potuto colmare la mia vita orribile. La pittura ha preso il posto di tutto questo. Ritengo che il lavoro sia la cosa migliore.
Spuntini
Tutta la bellezza di una lettera che arriva dritta dritta nella tua cassetta della posta è racchiusa nel progetto Apri, che ti invia ogni mese un racconto per corrispondenza. Io ho regalato a una persona a cui voglio molto bene la versione “classica”. Poi, mi sono abbonata a Ceralacca, l’edizione pensata per lettrici e lettori tra gli undici e i quattordici anni. Perché quando si insegna, secondo me, è importante mettersi nei panni di chi ogni giorno ci ascolta, e perché c’è una freschezza nelle storie per ragazze e ragazzi che ho voglia di respirare.
Oggi, 9 ottobre, è anche l’anniversario del disastro del Vajont: 4 minuti, 1910 morti.
In Giappone stanno festeggiando l'autunno con un festival che si chiama Takayama Matsuri. Patrick Colgan (che del Paese del Sol Levante è un fine conoscitore) lo racconta così.
La storia del film Miracolo a Milano in un bel progetto delle biblioteche della città.
Ho finalmente ricominciato a insegnare; sono stata in Valpolicella; ho studiato parecchio; ho letto Una donna spezzata di Simone de Beauvoir; sono tornata al cinema dopo un po’ di tempo e ho visto un film che mi è piaciuto molto: Un altro mondo.
Il compito della scuola, quest’anno, secondo Franco Lorenzoni.
Le incredibili fotografie che hanno vinto i Drone photo awards 2022.
Buon ottobre e a presto,
Sara
Adoro scrivere lettere! Ho una corrispondenza con due mie care amiche ex compagne di università che dura da quasi 3 anni e un altra corrispondenza con un amica di penna! Ci siamo conosciute l'interesse comune verso i libri e per il nostro lavoro d'insegnamento! Non avendo occasione di vederci spacco abbiamo cominciato una corrispondenza. Nel 2022 é un gesto molto concreto e potente🍁