Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi.
Pablo Neruda
Ciao, sono Sara, oggi c’è la luna calante, e questa è Afilorefe (che ritorna, insieme alla primavera, dopo una pausa necessaria).
Scusate l’assenza. Grazie a chi mi legge da un po’ e a chi ha appena cominciato.
Qui attorno le magnolie sono fiorite e già sfiorite. Soffia il vento e le foglie degli aceri ondeggiano. I bulbi che avevo nascosto in inverno e poi dimenticato si sono fatti ricordare. Mi dispiace tagliare l’erba perché le margherite e gli “occhi della madonna” sono ovunque. La ginestra è gialla e se ne sta ritta fra la terra e le scale. Sto aspettando che l’azalea si decida ad aprirsi. Intanto scuoto la menta selvatica, il timo e il rosmarino, e poi sfrego forte forte le dita sotto al naso. Il corniolo è buffo. Per la prima volta lo osservo mentre fiorisce. All’inizio il fiore è un sigillo. Si apre un petalo alla volta, e solo alla fine si colora di bianco oppure di rosa. La lagerstroemia è piena zeppa di gemme, ma quasi non mi importa perché la sua corteccia spoglia è una delle cose che amo di più.
Possono succedere tante cose di fronte a un fiore.
Oggi parliamo di bulbi venduti a peso d’oro e di ciliegi in fiore.
#1 - Una cosa che ho scoperto / Quando i fiori diventano ossessione
Nel 1554, Ogier Ghislain de Busbeq, ambasciatore fiammingo alla corte dell’impero ottomano, porta i primi bulbi di tulipano da Costantinopoli all’Europa.
I Paesi Bassi stanno vivendo il loro periodo d’oro: i commerci sono fiorenti e il Paese è un’isola di tolleranza e pace, al riparo dalle guerre e dall’epidemia di peste che stanno devastando buona parte dell’Europa. L’euforia è nell’aria.
Gli olandesi si innamorano perdutamente di questi “cipollotti”, che ogni primavera si trasformano in esotiche macchie di colore; possederli diventa per loro un cruccio, una moda, un’ossessione.
I più ricchi si sfidano a colpi di rarità. Un solo tulipano arriva a costare quanto una casa. La corsa all’oro è dietro l’angolo: mercanti e semplici cittadini si affrettano a comprare i famigerati bulbi, per poi rivenderli a cifre esorbitanti.
In men che non si dica, migliaia e migliaia di bulbi inondano il mercato e scoppia la prima bolla speculativa della Storia: i prezzi crollano, e moltissime persone cadono in rovina.
Un paio di secoli dopo, Alexandre Dumas rimane talmente colpito da questi avvenimenti che ne tira fuori un romanzo: Il tulipano nero. Al centro della storia, Cornélius Van Baerle, ossessionato dall’idea di riuscire a creare “il fiore impossibile”, e l’invidia del suo vicino di casa, Isaac Boxtel, che lo accusa ingiustamente di alto tradimento per sottrargli la formula segreta.
#2 - Guardarsi attorno / Hanami
In Giappone, la primavera significa hanami: l’arte di ammirare la fioritura dei ciliegi. Milioni di persone, ogni anno, rincorrono lo schiudersi dei boccioli da un capo all’altro del Paese. Esistono addirittura delle “previsioni del tempo” da consultare.
Ma come si fa per bene un hanami?
Si stende a terra un telo (preferibilmente azzurro).
Si fa un picnic.
Si beve sakè e si gusta qualche ricetta tradizionale, preparata con cura il giorno prima. Come gli Hanami-Dango, dolcetti di riso tricolori, infilzati a mo’ di spiedini, o i Sakura-Mochi, involtini di riso ripieni di una speciale marmellata di fagioli, avvolti in foglie di ciliegio.
Si gode degli alberi in fiore. Di giorno, e poi di notte, quando sono illuminati dalle lanterne.
I fiori di ciliegio non vivono a lungo: una o due settimane al massimo. Appaiono e scompaiono in un batter d'occhio, ma ogni anno ritornano. Sono insieme fragilità, eternità, intensità e rinascita. Forse, proprio per questo, sono un simbolo di cui abbiamo bisogno.
#3 - Un libro / Autostop con Buddha
In Autostop con Buddha, Will Ferguson racconta il suo viaggio in Giappone in autostop, mentre rincorre da sud a nord la fioritura dei ciliegi.
Questo inconsueto inseguimento è il suo modo di provare a conoscere, senza mai riuscirci pienamente, un Paese che ama e rispetta profondamente.
Sono i personaggi che man mano incontra, i dialoghi, gli equivoci, i ricordi e le piccole scoperte che rendono questo diario di viaggio profondo, ironico e decisamente interessante:
E come molti occidentali, faccio confusione anche tra “umano” (ningen) e “carota” (ninjin), cosa che una volta ha suscitato parecchi sguardi perplessi, in occasione di un monologo che tenni a Tokyo sui vantaggi della globalizzazione, durante il quale dichiarai con entusiasmo: “Io sono una carota. Voi siete una carota. Tutti noi siamo carote. Finchè ci ricorderemo la nostra comune condizione di carote, tutto andrà nel migliore dei modi”.
Spuntini
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A presto,
Sara
Ciao Sara! Emozionante il paragrafo sull'Hanami (pratica di cui ignoravo l'esistenza) e bellissima la tua chiusura. L'estratto del libro mi ha fatto scompisciare!