Un pomeriggio dei primi anni Settanta, a Parigi, andai a far visita a Eileen Gray, architetta e designer, che a novantatré anni lavorava come niente fosse quattordici ore al giorno. Abitava in Rue Bonaparte, e nel suo salotto era appesa una carta della Patagonia, da lei dipinta a tempera.
«Ho sempre desiderato andarci» dissi. «Anch’io» fece lei. «Ci vada per me». Andai. Telegrafai a Londra, al Sunday Times: «Sono andato in Patagonia».
Bruce Chatwin, Anatomia dell’irrequietezza
Ciao, sono Sara e oggi c'è la luna piena (non una qualsiasi, ma la “Superluna delle Fragole”).
Mi manca insegnare, ma giugno mi piace come sempre. Domani partirò per le Cicladi, un gruppo di isole greche nel mar Egeo.
#1 - Una cosa che ho scoperto / Piccola storia delle guide di viaggio
I diari e le memorie di viaggio sono generi letterari che esistono praticamente da sempre. E le guide turistiche, invece? Be’, loro nascono quando nasce il turismo, e cioè nel momento in cui esplode la moda del Grand Tour: il viaggio di formazione che i giovani della borghesia e dell'aristocrazia intraprendevano attraverso il Vecchio Continente in epoca moderna.
Questi nuovi viaggiatori hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a scoprire l'Europa e soprattutto l'Italia: sono in cerca di consigli su dove dormire e cosa mangiare; vogliono conoscere la Storia dei luoghi di cui si innamorano e assorbire tutto quello che c'è da sapere sui monumenti e le opere d'arte che incontrano.
La poetessa Mariana Starke decide quindi di pubblicare Letters from Italy e Travels on the Continent. Lo stile è informativo e impersonale; il taglio pratico: Starke consiglia ai suoi lettori come organizzare il viaggio, li istruisce su come preparare i bagagli, ottenere i passaporti e noleggiare una carrozza.
Non manca neppure di suggerire ristoranti e locande in cui ha pranzato e soggiornato, indicando i prezzi di vitto e alloggio. Introduce anche un sistema di valutazione (a punti esclamativi), con cui segnalare i luoghi di particolare interesse: un'idea tanto semplice, quanto di successo, accolta con variazioni sul tema da quasi tutte le guide che verranno (un esempio su tutti? Le famigerate stelline del Touring).
Pochi anni più tardi, l'editore inglese John Murray lancia sul mercato la prima collana al mondo di guide di viaggio: i Murray Handbooks.
Una delle più apprezzate è quella sulla Spagna, realizzata dallo scrittore Richard Ford dopo un viaggio di due anni attraverso la penisola iberica, a dorso di un cavallo.
Nel frattempo, in Germania, l'editore Karl Baedeker progetta una nuova serie di guide tascabili, al grido di Wissen öffnet Welten: “il sapere apre i mondi”. Il volume dedicato all'Egitto è ancora oggi considerato una delle guide più riuscite di tutti i tempi.
La storia delle Baedeker ha un triste epilogo. Quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale, i nazisti si vantano di usare la guida della Gran Bretagna per bombardare con la massima precisione possibile i monumenti inglesi. A questa provocazione i britannici rispondono radendo al suolo la sede della casa editrice.
A partire dagli anni Settanta il turismo diventa un fenomeno di massa. Nascono nuovi tipi di viaggiatori e nuove esigenze, come quella di viaggiare a basso costo. Nel 1973, Tony e Maureen Wheeler hanno un'idea: dopo aver scritto una guida di sole 94 pagine su come attraversare l'Oriente, decidono di autoprodurla e di venderne alcune copie. Across Asia on the cheap è un successo strepitoso: è così che ha inizio la storia della Lonely Planet.
Oggi, chi si lancia nel mercato delle guide turistiche cerca di percorrere strade non ancora battute, proponendo itinerari tematici e progetti innovativi. Come The Passenger, la collana di Iperborea che racconta il mondo attraverso reportage, saggi e progetti fotografici originali.
#2 - Guardarsi attorno / Quando il turismo è nero
Avete mai sentito parlare di dark tourism? Ogni volta che si viaggia in un posto che ha a che fare con la morte, la violenza e la sofferenza, secondo il ricercatore Philip Stone, si sta facendo “turismo nero”. Memoriali di guerra, luoghi devastati da catastrofi naturali o teatro di efferati delitti, prigioni dismesse e campi di sterminio vengono trasformati sempre più di frequente in destinazioni turistiche.
Si tratta di un fenomeno complesso da un punto di vista sociale e psicologico, tant'è che all'Università di Lancashire hanno fondato un centro di ricerca dedicato proprio al dark tourism. Cosa ci spinge verso queste macabre destinazioni?
Secondo gli studiosi, le motivazioni possono essere diverse, e spesso si intersecano tra loro.
Se per qualcuno si tratta di semplice curiosità - che a volte può sfociare in atteggiamenti irrispettosi del dolore altrui o addirittura morbosi - per molti altri, che si avvicinano a questi luoghi con consapevolezza e sensibilità, essere lì significa vivere qualcosa di istruttivo, profondo e persino terapeutico.
A volte si tratta di voler comprendere il passato e tenere viva la memoria, come quando si visita, per esempio, il campo di concentramento di Auschwitz o il Memoriale della Pace di Hiroshima.
Altre volte si tratta di sfiorare la dimensione della morte e riconoscere che anch'essa è una parte dell'esistenza. Alcune persone riescono a sentirsi pienamente vive proprio grazie al fatto di trovarsi al cospetto della morte e della paura. Come racconta il Guardian, c'è chi, a questo scopo, decide di passare la notte in un vecchio bunker della Stasi nella Germania orientale o in una delle celle della prigione di Karosta, in Lettonia.
Queste situazioni potrebbero anche suscitare in noi emozioni e stati d'animo particolari, come il sublime e il perturbante, che consistono in una certa fascinazione per il senso di oscurità e di mistero che proviamo di fronte alla finitezza e all'imperscrutabilità della natura umana.
Il fotografo Ambroise Tézenas ha documentato una serie di luoghi tragici in cui si offrono tour guidati e esperienze disturbanti, e ha trasformato il suo progetto in un libro: I was here. Sembra che in questi posti avremmo l'opportunità di percepire in modo particolarmente acuto che siamo vivi e, se siamo stati fortunati, sentirci grati per non aver dovuto patire sofferenze simili.
#3 - Un libro / Benvenuti a Chernobyl
Per chi è stanco delle solite guide turistiche, Andrew Blackwell ne ha scritta una un tantino diversa, dedicata ai luoghi più contaminati del pianeta: Benvenuti a Chernobyl è un diario di viaggio e un saggio di denuncia ambientalista, condito da una buona dose di umorismo nero.
Perché un libro del genere? Tutto ha avuto inizio a Kanpur, una delle città più inquinate al mondo, dove Blackwell ha avuto una sorta di illuminazione:
A Kanpur avevo trovato qualcosa. Qualcosa che non avevo mai incontrato altrove. Non riuscivo a togliermelo di dosso: l’impressione di essermi allontanato dalla strada per ritrovarmi in un posto del tutto inatteso. Di averci visto qualcosa, tra le condotte fognarie e le latrine all’aperto. Una traccia del futuro, e anche del presente. E di qualcos’altro, qualcosa di bello in un modo inafferrabile e misterioso.
Spuntini
Ho ascoltato Cambiare l’acqua ai fiori: non mi è piaciuto per niente. Sto leggendo Lessico famigliare e nei prossimi giorni inizierò a esplorare la letteratura greca contemporanea.
Uno spazio che raccoglie notizie, informazioni e dati sulla guerra in Ucraina.
Ho partecipato a un corso sugli albi illustrati. Si chiama “Per leggere il mondo” e racconta diverse cose interessanti su come si fa a educare alla lettura.
Mi sto appassionando a un progetto di Pietro Scarnera: la sua newsletter “Viaggio in Italia”.
Conoscete Elias Burton Holmes? È stato un grande viaggiatore e ne ho parlato qui.
Ho guardato la serie tv Maid. Secondo me racconta molto bene cosa significhi subire abusi emotivi.
Questa è una vecchia mappa delle Cicladi:
A presto con qualche cartolina dalla Grecia,
Sara / @afilorefe
Ciao Sara! È sempre piacevole e arricchente leggerti. Mi piace molto la struttura che hai dato agli articoli. Non vedo l'ora di sentire qualche racconto riguardo l'esperienza alle Cicladi, sogno di trasferirmici!
Un caro saluto!
Davide