Là dirimpetto
abita un buon vecchietto
che certo è in cucina
per il suo caffè.[…]
Languida qualche stella
dal cielo occhieggia ancora.[…] Eccolo: dietro
il vetro
del balcon, pian piano
ora
sorseggia il buon vecchietto
caldo il suo caffè.
Prima che tragga il sorso,
vi soffia; chiude gli occhi:
chi sa che mai ricorda![…]
Ancora, ancora un sorso,
vecchietto, non dar retta.
Perché ti guardi attorno?
Silenzio. Batton l’ore.
Le cinque. Chi t ’aspetta?
È giorno, vedi? È giorno
già chiaro.
Finisci il tuo caffè.
Luigi Pirandello, L’ultimo caffè
Ciao, sono Sara, e oggi c’è la luna piena. Questa è la puntata numero 14 di afilorefe. Potremmo chiamarla: “Frammenti sparsi di caffè”.
In un libro intitolato All about coffee ho scovato un piccolo capitolo – così piccolo da occupare una sola pagina – che secondo me ha qualcosa di poetico. Contiene una semplice lista di “Encomiums and descriptive phrases applied to the plant, the berry, and the beverage”.
Leggendo qua e là, scopriamo che la pianta del caffè è preziosa: un vero e proprio “dono del Cielo”; il suo frutto, che non è certo da meno, viene descritto come magico, divino, regale, fragrante. E cosa dire della bevanda? Il caffè è il re dei profumi; un nettare divino e dolce, un’ambrosia celestiale che raccoglie intere famiglie intorno a sé; è qualcosa di essenziale e universale, una necessità psicologica; il caffè è rivoluzionario; può diventare persino il simbolo della fraternità umana.
Così fiorisce una pianta di caffè:
“Colui che beve un poco di qahwa, non andrà all’inferno.”
Proverbio sufi del XVI secolo
La parola italiana caffè (così come l’inglese coffee, o il francese café) viene dal turco kahve, che a sua volta nasce dall'arabo qahwa.
Il caffè turco è patrimonio immateriale dell’umanità:
”Prima si macina finissima la polvere di caffè, poi si fa bollire dentro l'ibrik, un piccolo bricco lucido d'ottone, assieme ad acqua, zucchero e, a seconda delle tradizioni locali, magari con qualche spezia come il cardamomo. Si fa bollire e sbollire tre volte. Alla fine il Kahvesi scivola sciropposo nella tazzina, che dovrebbe essere di porcellana avvolta da un guscio d'ottone, con in superficie un mare di bollicine (che rappresentano i 'filia' o baci in arrivo, per greci e ciprioti). Prima di berlo bisogna farlo riposare 2-3 minuti, perchè il caffè si depositi sul fondo della tazzina. Una volta bevuto, il deposito sul fondo consente di leggere passato e futuro, di sapere tutto di amori e danaro in arrivo, salute o malocchio: tutta una scuola di divinazione, la 'caffeomanzia', praticata da secoli in tutti gli ex-territori dei sultani ottomani.”1
Il caffè turco cuoce su braci o sabbia bollente; a riscaldarlo una fiamma.
“Come con arte è preparato
così con arte va bevuto.”Abd el Kader, XVI secolo
Nel Settecento, la cultura del caffè e le coffehouse si diffondono in tutta Europa. Sono luoghi in cui si discute di filosofia, di letteratura, di arte e di politica. A Londra ne sorgono a ogni angolo, e vengono celebrate come le roccaforti della libertà di pensiero e di parola.
Che suono fa una coffehouse, oggi?
“Ho cercato di raffigurare il caffè come un luogo dove si può impazzire.”
Vincent Van Gogh
Conoscete Twin Peaks? Ecco a voi tutti i caffè dell’agente Cooper:
Se non vi basta, sappiate che esiste anche un pratico file Excel che raccoglie tutte le volte in cui qualche personaggio decide di bersi un caffè: cliccare per credere.
Ciao e alla prossima luna nuova,
Sara