"Il settimo giorno" #1: Nebbia
La mia cremazione era fissata per le nove e mezza.
Ciao, sono Sara, oggi finisce settembre, e questo è Per filo e per segno: il gruppo di lettura via newsletter di afilorefe.
Nella prima puntata (che – novità! – puoi anche ascoltare), ci prepariamo a incontrare il romanzo Il settimo giorno.
Incipit
C’era una nebbia fittissima, quando sono uscito per avventurarmi nella città vuota e ovattata e andare alla camera ardente. È così che chiamano il crematorio ora. L’avviso diceva che dovevo presentarmi alle nove. La mia cremazione era fissata per le nove e mezza.
Così comincia il nostro libro: in mezzo alla nebbia; l’ombra della morte che incombe.
“È un incipit grottesco e folgorante, quello del Settimo giorno, come ammette – sfoderando un sorriso sornione”, il suo stesso autore1.
Il narratore entra in scena con una missione: raggiungere la camera ardente.
Io lo immagino in ritardo. D’altronde, stiamo parlando della cremazione del suo stesso corpo: lo aspetteranno?
Chi l’ha scritto
Sono uno scrittore cinese, mi chiamo Yu Hua, ho fatto il dentista per cinque anni e lo scrittore per altri 35 anni. In futuro credo che continuerò a scrivere, e scriverò finché potrò.
Così si presenta Yu Hua in un’intervista molto bella che dura 45 minuti e 14 secondi.
Ci racconta com’è diventato scrittore e di aver dimenticato il suo primo romanzo (che – a suo dire – era un vero disastro); ricorda le riviste letterarie che accompagnarono i suoi esordi (Shouhuo in particolare) e l’avanguardia artistica cinese degli anni ‘80; si rivela molto attento al numero di copie che vendono i suoi libri e dichiara senza troppi giri di parole che il suo successo internazionale è in gran parte dovuto alla bravura di chi ha tradotto le sue opere. Ci parla anche di come i suoi romanzi siano profondamente cinesi, ma allo stesso tempo universali, perché mettono in scena sentimenti umani che appartengono a ognuno e a ognuna di noi.
Il suo è un nome d’arte, composto dai cognomi della madre (Yu) e del padre (Hua).
Chi l’ha tradotto
In cinese il libro s’intitola 第七天 (Di qi tian), ed è stato tradotto in italiano da Silvia Pozzi per Feltrinelli.
Pozzi è – tra le altre cose – professoressa di Lingua e letteratura cinese all’Università di Milano-Bicocca e co-direttrice editoriale di Caratteri: la prima rivista in lingua italiana di letteratura cinese contemporanea.
Nel 2021 ha ricevuto il Premio Nazionale per la Traduzione del Ministero della Cultura, nel 2022 il premio biennale Mario Lattes per la traduzione dal cinese e nel 2024 lo Special Book Award of China.
Se volete incontrarla, qui trovate una sua appassionatissima riflessione sull’arte della traduzione.
Chi l'ha premiato
Il settimo giorno ha vinto nel 2018 il Premio Bottari Lattes Grinzane per la sezione Il Germoglio, dedicata ai migliori libri di narrativa italiana o straniera pubblicati nel corso dell’anno.
È un premio parecchio interessante perché coinvolge attivamente le scuole. Come? Una Giuria Tecnica seleziona cinque opere2 – in base al criterio del valore letterario e della rappresentatività delle tendenze più vive e originali della narrativa contemporanea – e le mette nelle mani delle Giurie Scolastiche, di cui fanno parte gli e le studenti di venticinque scuole superiori (24 in Italia e una all’estero).
Buona lettura e a presto,
Sara
Francesca Marson, Giorni Selvaggi: Il settimo giorno di Yu Hua.
Gli altri libri finalisti, nello stesso anno, sono stati: L’arcipelago della nuova vita di Andreï Makine; Leggenda privata di Michele Mari; I rifugiati di Viet Thanh Nguyen; Non dite che non abbiamo niente di Madeleine Thien.
Libro iniziato stamattina in aereo... Mi terrà compagnia in vacanza!
Mi hai incuriosito 🙂 📖