"La mia famiglia e altri animali" #2: Spassose migrazioni
Si ricomincia con il gruppo di lettura!
Ciao, sono Sara, e questa è una nuova puntata di Per filo e per segno: la rubrica dedicata ai libri, nonché gruppo di lettura sperimentale di afilorefe.
Diciamoci la verità, questo progetto è decollato in modo sbilenco, con troppi dubbi, ritardi e pause infinite (e mi prendo ogni responsabilità).
Ma è arrivato il momento di riprovarci con ottimismo!
Prima di mettere un punto alla lettura del romanzo La mia famiglia e altri animali, ecco qui un sondaggio per decidere il prossimo libro da leggere e istruzioni per l’uso.
Con la presente, rilancio ufficialmente il Book Club e la conversazione.
Istruzioni per l’uso
Non esiste nessun obbligo: ogni persona parteciperà quando e quanto ne avrà voglia.
All’incirca ogni due mesi, vi proporrò un tema e vi presenterò due o tre libri tra cui scegliere insieme, con una votazione democratica. Il sondaggio si chiuderà dopo 3 giorni.
Per ciascun titolo riceverete tre puntate: una per cominciare; una per discutere nel bel mezzo della lettura; una per ragionare su quello che avremo letto.
Se vi farà piacere partecipare attivamente, potrete rispondere ai sondaggi e alle domande-stimolo (gli “Spuntini”), e chiacchierare nei commenti sotto ai post.
Tre libri a tema “Cina e dintorni”
Per iniziare, dato che sono reduce da un viaggio a cui non riesco a smettere di pensare (a proposito, lo racconto qui), vi beccate tre romanzi a tema “Cina e dintorni”.
Dai Sijie, Balzac e la piccola sarta cinese
Narrativa | Adelphi | Francia, 2000 | Ambientato nel bel mezzo della rivoluzione culturale, racconta la storia di due ragazzi e del potere della lettura.
Xinran, La strada celeste
A metà tra la cronaca e la leggenda | Sperling & Kupfer | Gran Bretagna, 2004 | Una storia d’amore e di un viaggio epico, ambientata tra la Cina e il Tibet.
Hua Yu, Il settimo giorno
Narrativa | Feltrinelli | Cina, 2013 | Un dolce e ironico racconto sul senso della vita e del destino.
E ora, cominciamo! O per meglio dire: concludiamo.
[ATTENZIONE: SPOILER]
La mia famiglia e altri animali: cosa ne penso, in breve
Il libro è suddiviso in tre grandi sezioni; ognuna si apre con un movimento della famiglia Durrell, che si comporta come uno stormo di uccelli, sempre intento – per i motivi più bislacchi – a cercare un nuovo nido.
“Sii ragionevole, mamma” disse Margo. “Dopo tutto. partire è un po’ rivivere, no?”
La prima parte si apre con “la migrazione” verso l’isola di Corfù, nella villa color rosa fragola. Poi – per far fronte all’invasione degli amici di Larry – i personaggi decidono di prendere d’assalto la villa color giallo narciso; poco più tardi – per evitare che i parenti più eccentrici li vengano a trovare – eccoli nella villa bianca come la neve.
Il viaggio finale, quello che chiude il libro, è un ritorno al punto di partenza: in Inghilterra. A casa?
Quando mi hanno chiesto perché mi sia piaciuto questo libro di Durrell, ho sempre risposto: “È un romanzo spassoso”.
Dal latino expassus, participio passato di expandere ‘aprire, stendere, allargare’.
Lo spasso - un divertimento, un passatempo piacevole - nasce nell’expassus perché è un momento in cui l’animo si distende.
Normalmente costretto, condotto a forza nelle tensioni e nelle incombenze, lo spirito si apre nello svago goduto dello spasso, si rilassa1.
Per me, una delle scene più divertenti in assoluto è il ritratto del piccione Quasimodo:
Essendo stato allevato in modo così poco ortodosso e non avendo accanto i genitori che gli insegnassero i fatti della vita, Quasimodo si persuase di non essere un uccello e si rifiutava di volare. Però camminava a tutto spiano. Se voleva salire su un tavolo o su una sedia, ci si fermava sotto, muovendo la testa su e giù e tubando con voce pastosa di contralto finché qualcuno non ce lo metteva sopra. Aveva sempre la smania di fare tutto quello che facevamo noi, e cercava persino di accompagnarci a passeggio. Ma questo dovemmo proibirglielo, perché o te lo portavi sulla spalla, esponendo i tuoi vestiti a qualche inconveniente, oppure lo lasciavi camminare dietro. Se lo lasciavi camminare, però, eri costretto ad andar piano per adeguare il tuo passo al suo, perché a distanziarlo troppo lo sentivi tubare implorante e frenetico, e girandoti lo vedevi che ti rincorreva come un disperato, dimenando la coda in modo seducente, col petto iridato gonfio di sdegno per la tua crudeltà […]
Fu Larry a scoprire che Quasimodo era un piccione dotato di istinto musicale. Non soltanto gli piaceva la musica, ma pareva addirittura che riconoscesse due particolari tipi di ritmo, il valzer e la marcia militare. Quando sentiva la musica normale, andava sculettando il più vicino possibile al grammofono e si accovacciava col petto in fuori, e gli occhi semichiusi, tubando piano piano tra sé. Ma se si trattava di un valzer, cominciava a girare tutt'intorno al grammofono, inchinandosi, contorcendosi e tubando con voce tremula. Quando sentiva una marcia, invece – soprattutto Sousa – si raddrizzava in tutta la sua altezza, gonfiava il petto e marciava su e giù per la stanza, tubando con una voce così piena e ingolata che sembrava sul punto di strozzarsi. Nessun altro ritmo lo allettò mai ad esibirsi in questo modo, solo le marce e i valzer. Ogni tanto, però, quand'era un po' di tempo che non sentiva musica, gli capitava (preso dall'entusiasmo nel sentire il grammofono) di scambiare una marcia per un valzer o viceversa, ma sempre, a un certo punto, si interrompeva per correggersi.
Un triste giorno, andando a svegliare Quasimodo, ci accorgemmo che ci aveva ingannati tutti, perché tra i cuscini c'era un bell'uovo bianco e lucente. Lui non si riprese mai da questo colpo. Divenne irritabile, arcigno, e se cercavamo di prenderlo cominciava a beccarci infuriato. Poi depose un altro uovo, e la sua indole cambiò completamente. Divenne sempre più selvatico, o meglio selvatica, trattandoci come se fossimo i suoi peggiori nemici, avvicinandosi furtivamente alla porta della cucina in cerca di cibo, come se temesse per la sua vita. Nemmeno il grammofono la tentava a tornare in casa. L'ultima volta che la vidi stava appollaiata su un olivo…
C’è però un rovescio della medaglia: questo stile spassoso è anche il motivo per cui ho faticato più del previsto a portare a termine il libro.
Ho percepito, spesso, come eccessivamente assurde le vicende narrate. E di conseguenza mi sono ritrovata a interrompere la lettura più e più volte.
Ho apprezzato moltissimo che la storia fosse narrata dal punto di vista di una persona di 10 anni, con tutta la leggerezza e l’ingenuità (nel senso più buono dei termini) che ne derivano. Ma in certi passaggi surreali mi è sembrato che si andasse troppo oltre: il protagonista è infatti un bambino – di un’intelligenza ricca e viva –, e non uno sciocco.
A proposito, nel caso in cui vi interessi un resoconto realistico della vita dei Durrell sull’isola greca, ho scoperto che esiste il libro The Durrells of Corfù, di Michael Haag.
Spuntini
Cose che mi sono piaciute: l’ironia diffusa; le descrizioni dei paesaggi; il linguaggio preciso e insieme poetico; la critica a un’educazione che si basi solamente su nozioni e date da imparare a memoria; il raccontare la natura in modo appassionato e senza pietismi.
Cose che non mi sono piaciute: le scene oltre la soglia del ridicolo; il fatto che si respiri (attorno alla famiglia) una certa aura di privilegio che definirei inconsapevole e snob; il ripetersi (per me) qualche volta di troppo di alcuni schemi narrativi.
E voi, cosa ne pensate? C’è qualcosa che vi è piaciuto particolarmente o che invece avete trovato irritante? C’è qualcosa di cui avete voglia di chiacchierare?
Vi aspetto nei commenti.
Grazie per essere qui e a presto: non appena il sondaggio sarà chiuso, riceverete un breve messaggio con il titolo prescelto e un paio di indicazioni.
Buone letture,
Sara