Digo:
«Lisboa»
Quando atravesso - vinda do sul - o rio
E a cidade a que chego abre - se como se do seu nome nascesse
Abre - se e ergue - se em sua extensão nocturna
Em seu longo luzir de azul e rio
Em seu corpo amontoado de colinas -
Vejo - a melhor porque a digo
Tudo se mostra melhor porque digo
Tudo mostra melhor o seu estar e a sua carência
Porque digo
Lisboa com seu nome de ser e de não-ser
Com seus meandros de espanto insónia e lata
E seu secreto rebrilhar de coisa de teatro
Seu conivente sorrir de intriga e máscara
Enquanto o largo mar a Ocidente se dilata
Lisboa oscilando como uma grande barca
Lisboa cruelmente construída ao longo da sua própria ausência
Digo o nome da cidade
- Digo para ver
Sophia de Mello Breyner Andresen, Lisboa
Ciao, sono Sara, oggi c’è la luna nuova e per il numero quattro di Afilorefe ce ne andiamo a Lisbona, che cinquecento anni fa era più o meno così:
Poi, un giorno, la terra tremò.
#1 - Una cosa che ho scoperto / Il terremoto di Lisbona
La mattina del primo novembre 1755, «dapprima s'udì provenire dalle viscere della terra un rombo come di tuono, subito dopo una violenta scossa abbatté gran parte della città. Durante sei spaventosi minuti, morirono 60.000 persone. Il mare prima si ritirò, lasciando il molo e la riva a secco, con tutte le navi e le barche che vi erano ormeggiate, quindi tornò rombando, sollevandosi di quindici metri oltre il suo solito livello.»1.
Case, palazzi e chiese crollarono come cartapesta. L’acqua e gli incendi che divampavano un po’ dappertutto divorarono quello che restava della città bassa.
L’intera Europa è sconvolta. Mentre le folle cercano di placare la collera divina, i filosofi fanno gli illuministi.
Voltaire decide che non viviamo nel migliore dei mondi possibili e compone di getto il Poema sul disastro di Lisbona. Rousseau si arrabbia. Voltaire se ne infischia e scrive il Candido.
Kant, nel frattempo, elabora una delle prime spiegazioni scientifiche dei terremoti.
Lisbona è in pezzi, ma rifiorisce nelle mani del primo ministro, il marchese di Pombal. I vecchi vicoli del quartiere della Baixa lasciano il posto a un piano urbanistico innovativo e razionale, che si allunga verso il Tago ai piedi dei sette colli sopravvissuti al disastro.
#2 - Guardarsi attorno / Gente che torna
Nel 1933, un nuovo terremoto sconvolge Lisbona e il Portogallo intero: Salazar sale al potere e impone per mezzo secolo il regime dittatoriale conosciuto come Estado novo. Nel 1974 è tempo di rifiorire, ancora: con la Rivoluzione dei garofani, torna la libertà e le colonie conquistano finalmente la propria indipendenza. Ma non è una storia fatta solo di luci.
Nei due anni successivi, a Lisbona e in tutto il Paese si riversano cinquecentomila portoghesi che fino a quel momento avevano vissuto nelle colonie. Per lo più, in Angola e in Mozambico. Li chiamano retornados, “i ritornati”.
Ma tante di quelle persone non hanno mai conosciuto il Portogallo prima di allora, o lo ricordano a malapena. Il loro non è un ritorno: se ne vanno e basta, verso un luogo che non sa come accoglierle, abbandonando la terra in cui sono nate e cresciute.
I retornados sono coloni (spesso involontari) e sono migranti. Nel momento in cui “tornano”, non appartengono né all’Africa, né all’Europa. Sono fantasmi della storia coloniale, che ricordano al Portogallo la discriminazione razziale, la guerra civile in cui sono piombate le ex province d’oltremare, e i campi di prigionia di Salazar. Come quello di Tarrafal: il “campo della morte lenta”.
La storia dei retornados è complicata, anche solo da afferrare. Per fortuna, l’ha raccontata benissimo Roberto Francavilla nel quarto volume di The Passenger: Portogallo.
#3 - Un libro / Requiem
Prima di tutto, questo libro è un omaggio ad un paese che io ho adottato e che mi ha adottato a sua volta, ad una gente cui sono piaciuto e che, a sua volta, è piaciuta a me.
Requiem di Antonio Tabucchi è un’allucinazione di dodici ore.
Sul finire di luglio, lo scrittore vagabonda tra le vie di una torrida Lisbona. Il ritmo è scandito dalle persone che incontra (vive o morte che siano, poco importa) e dai piatti che mangia.
E così, in questo girovagare, Tabucchi saluta un amore, suo padre, un amico, la sua vecchia casa, la sua città.
Spuntini
I Moonspell (un gruppo gothic-metal) hanno dedicato il loro undicesimo album, 1755, alla storia del terremoto di Lisbona.
Ho visto Strappare lungo i bordi, la serie di Zerocalcare. Mi sono commossa. Qui Michele Rech racconta come hanno fatto a realizzarla.
Vi ricordate quando le compagnie petrolifere scherzavano sul cambiamento climatico?
Ho letto Piccoli suicidi tra amici, e l’umorismo di Arto Paasilinna è interessante. (A proposito, pare che ci sia un legame tra felicità e senso dell’umorismo).
Una passeggiata per Lisbona, volando tra gli azulejos.
Afilorefe torna il 19 dicembre, quando c’è la luna piena.
A presto,
Sara
Così racconta il geologo Charles Lyell (1797-1875).