Siamo così indifesi a volte. Come bambini che si sono perduti in luoghi deserti. Le civette gridano e fissano con i loro occhi gialli. Senti un fruscio sommesso e un cauto mormorio attorno a te e un ansimare leggero di umidi musi e poi le zanne dei lupi.
Karin in Come in uno specchio
Ciao, sono Sara, e oggi c’è la luna piena.
Questa è la puntata numero 12 di afilorefe, la newsletter che ti arriva un paio di volte al mese e ti porta un mucchietto di libri, fotografie, storie e altre cose interessanti.
Informazione di servizio prima di cominciare: nella scorsa puntata, vi ho parlato dell’idea di un gruppo di lettura. Ho pensato di creare un piccolo sondaggio per tastare un po’ il terreno prima di lanciare questo nuovo progetto: lo trovate qui.
Seguiranno istruzioni per chi vuole partecipare (chi invece deciderà di non far parte del book club, continuerà a ricevere solamente le puntate “della luna piena” e le Cartões postais, come sempre).
Oggi ragioniamo insieme su una parola che mi piace tanto: “mormorio". Prova a leggerla ad alta voce: ascolta quel mor mor che si ripete. Può il suono di una parola darle forma e significato? Cos’è, per te, un mormorio?
#1 - Una cosa che ho scoperto / Murmŭr
“Mormorio” è una parola di origine onomatopeica, e va a braccetto, nella forma e nel significato, con “bisbiglio” e “sussurro”. Ma se il bisbigliare e il sussurrare capitano e non vogliono fare troppo rumore, il mormorare è invece insistente, sembra non avere fine e anche quando è leggero, porta con sé una certa forza, a tratti violenta.
“Mormorio” deriva dal latino “murmŭr”.
Murmŭr è un rumore lieve e continuo; un rumoreggiare sordo e indistinto: è l’acqua che scorre e il vento tra le fronde.
È una parlata sommessa, un brusio di voci.
È un suono aspro, un boato roco, un fragore.
È il ronzio delle api; è un bramito, un grugnito, un ruggito: è l'urlo di un animale che squarcia il buio della notte, ancora, ancora e ancora.
Murmuratio è il grido dell’aquila. Un brontolio, una lagna.
Murmŭr è il borbottio di un vulcano.
È lo squillo di una tromba.
È la voce degli amanti che si amano.
È una diceria che corre veloce di bocca in bocca.
La radice mur si trova in quasi tutte le lingue europee.
La cosa bellissima è che in inglese murmuration (of starlings) non significa solo mormorio, ma anche “stormo (di storni)”.
In inglese, i nomi di gruppo per indicare gli animali sono senza dubbio pittoreschi. Qualche esempio? I gufi si riuniscono nel “parliament of owls”, i fenicotteri si mettono in mostra con un “flamboyance of flamingos”, le coccinelle sbocciano in un “bloom of ladybirds”, mentre i lemuri complottano (contro di noi?) in una “conspiracy of lemurs”.
Nel caso degli storni, è stato il suono prodotto dai loro volteggi incessanti a suggerire il nome per questo gruppo di uccelli migratori: quando si muovono in stormo, correndo senza sosta, il frullare delle loro ali è frenetico. È un lamento esplosivo, un mormorio.
#2 - Guardarsi attorno / Murmuration
Avete mai visto o ascoltato migliaia di storni che danzano nel cielo?
Roteano, scendono in picchiata e in un attimo sono di nuovo lassù. Disegnano forme dai nomi fantasiosi – “vacuolo”, “cordone”, “flash expansion” – che si intrecciano nel dare vita a quelle che da quaggiù hanno tutta l’aria di essere coreografie pazzesche.
In autunno e in inverno, gli storni si prendono una pausa dalla migrazione e si fermano da qualche parte in cerca di rifugio e ristoro. Ogni giorno percorrono chilometri e chilometri in cerca di cibo e… danzano.
Nessun’altra specie di uccelli si riunisce in stormi giganteschi (fino a 750.000 esemplari) e si muove con un tale livello di sincronizzazione, secondo schemi precisi e complessi.
Ma come ci riescono? Si tratta di un meccanismo di coordinazione locale: ogni uccello si “sincronizza” con i sette esemplari più vicini, e in questo modo influisce sull’intero stormo e allo stesso tempo viene influenzato dall’intero gruppo. Per intenderci, come spiega il National Geographic, se uno storno suggerisce ai vicini di virare, la comunicazione arriva a 400 dei suoi compagni in mezzo secondo, e cioè alla velocità di 145 chilometri orari.
E perché gli storni “mormorano”?
Sembra che lo facciano per lo più per confondere i predatori, ma spesso danzano per molto tempo senza che vi siano uccelli pericolosi all’orizzonte. Come ha ammesso, un giorno, l’ornitologo Frank Heppner: “Studio questo fenomeno da 50 anni e ancora non ne ho capito il significato”1.
#3 - Un libro / Mormorio
Nessun albero, nessuna scuola in lontananza, un gemito da frattura a legno verde mentre le città si stappano e si disperdono. Si impone un nuovo ordine di significato. L’aria si fa più densa alla carica dei ghiacciai. Ciò che prima era gas si solidifica, il piano riflettente del mio occhio di vetro si frantuma e io mi infrango in mille pezzi, come un granello di sabbia tra gli asteroidi. Solo il tremolio da nave del mondo, i cui grandi pistoni sono occultati alla vista, attesta il passaggio di eoni, il tempo ora senza freni né persone a popolarlo. Poi, veloci come erano arrivati, più veloci ancora, i ghiacciai recedono, le acque si innalzano, come bile anossica che bolle via al comando immoto e muto di Pryor – e io torno a essere vetro, oppure ossidiana, selce di un’ascia, il mio volto rovesciato e riassemblato.
Vincitore del Wellcome Book Prize nel 2019, Mormorio è un romanzo sperimentale.
Il professore Alec Pryor viene condannato per atti osceni, di fatto perché omosessuale. Per evitare l'incarcerazione, accetta di sottoporsi a castrazione chimica e a una serie di sedute psicanalitiche.
Liberamente ispirato alla vita di Alan Turing, questo libro di Will Eaves è una raccolta di pensieri sparsi, lettere, stralci di sogni allucinatori, riflessioni filosofiche, frammenti dei colloqui con il dottor Stallbrook.
Per orientarsi attraverso la dimensione onirica di Mormorio e nella mente fuori dall’ordinario di Pryor serve un’attenzione costante e sensibile.
Questo romanzo è un racconto molto umano: un viaggio nella nostra capacità di desiderare, condannare, amare; dei conti che ogni persona deve fare con se stessa, con la società a cui appartiene e con le grandi domande della vita. Senza empatia, senza sensibilità, senza umiltà, sembra dirci Alec, non possiamo essere neppure chi siamo:
Non è sapere ciò che pensa o sente un’altra persona a renderci chi siamo. È il rispetto che mostriamo verso ciò che non sappiamo.
Spuntini
Un link tutto da cliccare: The Secret Door. A ogni click, la porta segreta vi catapulta in qualche posto a sorpresa. Io sono capitata in una locanda tradizionale giapponese: il Yumoto Ryokan.
Ho letto Fantasie di stupro (Dancing Girls and Other Stories): una raccolta di racconti di Margaret Atwood e il romanzo breve La gatta di Jun'ichirō Tanizaki. Ho riletto Cipì di Mario Lodi.
In Afghanistan sono scomparse le donne: un articolo di Ruchi Kumar.
A proposito di stormi che danzano in cielo, voglio questo libro: Migrazioni. Gli incredibili viaggi degli animali.
Sto provando un abbonamento alla piattaforma Mubi e ho già scovato due film interessanti: Dans la Maison e Granny's Dancing on the Table (quest’ultimo scoperto grazie a Ghinea, una newsletter in cui si fa un lavoro pazzesco di ricerca originale e approfondimento).
Una raccolta di articoli del Post per ragionare e informarsi meglio sulle elezioni del 25 settembre.
A presto,
Sara
Melanie Haiken, L'affascinante mistero delle "coreografie" degli storni, National Geographic.