Poi voglio ringraziarti per la citazione di Cognetti/Paley che scriverò a lettere di fuoco sul frontespizio del mio libro immaginario. Perché, quando trovo il coraggio di dare un mio racconto da leggere a qualcuno, in nove casi su dieci mi dicono: "Ma vorrei sapere come va avanti... e cosa è successo prima..." Allora è chiaro che *io* non sono riuscita a metterli KO ma anche *loro* però insomma...!
Poi avrei anche tante altre cose da dire però mi fermo qui. Grazie.
Anche a me piace tantissimo quella citazione: mi sembra una delle definizioni più belle di "racconto" che siano mai state scritte.
Capisco quella volontà di chi ti legge di provare a comprendere, di "pretendere" un inizio e una fine. Forse cercano un po' di ordine, un riparo dal caos. Per leggere la narrativa breve, però, credo sia necessario scegliere di abbandonarsi al vuoto, al non detto, allo spaesamento.
Prima faccio i compiti del laboratorio, ma non posso limitarmi a un racconto.
Il racconto che risuona da più tempo e con crescente intensità dentro di me è Alles (Tutto) di Ingeborg Bachmann dalla raccolta Das dreißigste Jahr (Il trentesimo anno). Sono riuscita a farlo leggere a due amiche che l’hanno interpretato in modo del tutto diverso da me. Se c’è qui qualcun* che lo conosce e avesse voglia di parlarne, mandate un segnale di fumo.
Cortazar lo sto leggendo (Fine del gioco) ed è impossibile scegliere, ma se devo sceglierne uno: I veleni.
Un altro che vorrei leggessero tutti è Wunderkind di Carson McCullers, che si può leggere qui:
Gli incipit di Dino Buzzati mi hanno tenuta molto occupata ultimamente (direi che mi hanno ossessionata, se non volessi evitare questo slang da substack dove essere ossessionat* da qualcosa sembra un requisito minimo di ammissione). Ci avevo scritto una nota un paio di settimane fa. Mi piace il tuo spunto di vederli in dialogo tra loro. Ne lascio due qui:
"Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. "
Il racconto che segue è perfetto e sviluppa tutte la allusioni di questo incipit densissimo in maniera sorprendente ma con una limpida necessità narrativa.
Questo invece:
"Un mattino verso le dieci un pugno immenso comparve nel cielo sopra la città; si aprì poi lentamente ad artiglio e così rimase immobile come un immenso baldacchino della malora."
Miei ricordi la comedia del arte 👌
Poi voglio ringraziarti per la citazione di Cognetti/Paley che scriverò a lettere di fuoco sul frontespizio del mio libro immaginario. Perché, quando trovo il coraggio di dare un mio racconto da leggere a qualcuno, in nove casi su dieci mi dicono: "Ma vorrei sapere come va avanti... e cosa è successo prima..." Allora è chiaro che *io* non sono riuscita a metterli KO ma anche *loro* però insomma...!
Poi avrei anche tante altre cose da dire però mi fermo qui. Grazie.
Anche a me piace tantissimo quella citazione: mi sembra una delle definizioni più belle di "racconto" che siano mai state scritte.
Capisco quella volontà di chi ti legge di provare a comprendere, di "pretendere" un inizio e una fine. Forse cercano un po' di ordine, un riparo dal caos. Per leggere la narrativa breve, però, credo sia necessario scegliere di abbandonarsi al vuoto, al non detto, allo spaesamento.
Passa di qui quando vuoi: ti aspetto :)
Cara Sara,
questo pezzo che hai scritto mi ha trafitta.
Prima faccio i compiti del laboratorio, ma non posso limitarmi a un racconto.
Il racconto che risuona da più tempo e con crescente intensità dentro di me è Alles (Tutto) di Ingeborg Bachmann dalla raccolta Das dreißigste Jahr (Il trentesimo anno). Sono riuscita a farlo leggere a due amiche che l’hanno interpretato in modo del tutto diverso da me. Se c’è qui qualcun* che lo conosce e avesse voglia di parlarne, mandate un segnale di fumo.
Cortazar lo sto leggendo (Fine del gioco) ed è impossibile scegliere, ma se devo sceglierne uno: I veleni.
Un altro che vorrei leggessero tutti è Wunderkind di Carson McCullers, che si può leggere qui:
https://loa-shared.s3.us-west-2.amazonaws.com/static/pdf/McCullers_Wunderkind.pdf
Gli incipit di Dino Buzzati mi hanno tenuta molto occupata ultimamente (direi che mi hanno ossessionata, se non volessi evitare questo slang da substack dove essere ossessionat* da qualcosa sembra un requisito minimo di ammissione). Ci avevo scritto una nota un paio di settimane fa. Mi piace il tuo spunto di vederli in dialogo tra loro. Ne lascio due qui:
"Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. "
Il racconto che segue è perfetto e sviluppa tutte la allusioni di questo incipit densissimo in maniera sorprendente ma con una limpida necessità narrativa.
Questo invece:
"Un mattino verso le dieci un pugno immenso comparve nel cielo sopra la città; si aprì poi lentamente ad artiglio e così rimase immobile come un immenso baldacchino della malora."
avrei quasi preferito che finisse lì.
Cara Nina,
grazie per le tue parole, così zuppe di entusiasmo, passione e spunti.
Credo che vorrò tornarci ancora e ancora perché mi arrivi proprio tutto quel che c'è qui dentro.
Amo i racconti di Buzzati; con i due incipit che citi si potrebbe giocare per ore.
Aggiungo subito i tuoi consigli di lettura alla mia lista. Che magia scoprire tutti questi piccoli scorci sul mondo...
Mi piacerebbe sapere come hai scoperto Angela Carter che credo in Italia sia poco conosciuta.
Grazie a un'amica che mi ha prestato "Nell'antro dell'alchimista" :)