Ciao, io sono Sara, e questa è Hutong: la nuova rubrica di afilorefe.
Dopo avervi raccontato, nella prima puntata, come mai questa rassegna si chiama proprio così, oggi riavvolgiamo il nastro e cominciamo dal principio del nostro viaggio, quando siamo atterrati a Hong Kong [dopo che, per via di un decollo in grande ritardo dall’aeroporto di Malpensa, abbiamo rischiato di perdere lo scalo da Francoforte e i nostri bagagli sono rimasti in Germania, ndr].
Hong Kong non è una città, ma una regione complessa e composita. Che si nutre di oceano.
Ci sono le isole (di cui Lantau è la più grande), i Nuovi Territori e la penisola di Kowloon.
Tre luoghi che raccontano Hong Kong
Cosa si può capire di un posto che si tocca per appena un giorno e mezzo?
Più che comprendere, si può osservare con attenzione, raccogliere quello che accade, afferrare ciò che si riesce. E si possono cercare spazi e modi in cui approfondire.
Abbiamo camminato a lungo nel nostro breve passaggio in questo pezzo di mondo, attraversando luoghi che sono andati a comporre la nostra idea nebulosa e allo stesso tempo stratificata di Hong Kong.
Ci siamo mossi con sguardo rapido e indagatore, come curiose macchine da presa in cerca di particolari su cui stringere.
1. L’hotel Peninsula
Ci siamo fermati di fronte al Peninsula per 5 minuti scarsi. Sul mio taccuino ho scritto: “Hong Kong ha un passato coloniale. Tienilo a mente. Quanto possono essere ricche le persone ricche?”.
Il Peninsula è stato inaugurato l’11 dicembre del 1928: i suoi fondatori, i Kadoorie, lo immaginarono come “l’hotel più raffinato a est di Suez”.
È stato – da allora – il luogo d’incontro dell’alta società internazionale, emblema di uno stile di vita fatto di cene gourmet, balli eleganti e divertimenti costosi.
Tra gli ospiti d’élite: Charlie Chaplin, Frank Sinatra, Elizabeth Taylor e Clark Gable, che pare abbia insegnato al barman Johnny Chung a preparare lo Screwdriver.
Il Peninsula è un edificio in stile coloniale, dove si respirano ricchezza e lusso.
Per intenderci: nel 1970, l’executive director volle sette Rolls Royce per il parco auto dell’hotel. Nessuno, prima di allora, aveva mai ordinato tante Rolls Royce in un colpo solo.
Il Pen (come lo chiama chi ci è affezionato) è anche il primo luogo di Hong Kong dove si è cominciato a servire l’afternoon tea.
Ancora oggi, è un’esperienza consigliata in quasi tutte le guide turistiche:
Served daily in The Lobby, this classic British set offers a selection of finger sandwiches and savoury pastries, homemade afternoon tea pastries, freshly baked scones with Devonshire clotted cream, as well as your choice of teas from The Peninsula tea collection. Go one step further and add Deutz Peninsula Brut Champagne to your table. Tradition has never tasted so good!1
2. Il villaggio di Tai O
Non amo le espressioni trite e ritrite, ma non so come altro dirlo: visitare Tai O è viaggiare all’indietro nel tempo e immergersi nel passato di Hong Kong.
È come andare alle radici dell’intero territorio. Perché Hong Kong è nato come luogo di pesca, e lo è stato a lungo.
Once upon a time, long before Hong Kong became a buzzing metropolitan city and the agreed-upon financial heart of Asia, it predominately thrived on the bounties of the sea, finding its humble beginnings as a sprawl of fishing villages.2
Tai O è, ancora oggi, un villaggio di pescatori che sorge ai margini dell’isola di Lantau. Ci è sembrato così interessante che ci abbiamo passato un’intera mattinata e buona parte del pomeriggio, gironzolando in lungo e in largo.
Nel cortile di un condominio pascolano pacificamente cinque o sei bufali, che colpiscono molto Lorenzo (il mio compagno di viaggio e di vita): “Sono bufali condominiali!” esclama emozionato.
Tai O è un villaggio interamente costruito sull’acqua: si vive nelle pan guk, le case su palafitte; gli odori sono penetranti, soprattutto quando si alza il vento.
Le bancarelle sfilano su entrambi i lati delle vie: vendono tutto quello che proviene dal mare. Ci sono tanti animali acquatici (per lo più pesci): alcuni che conoscevamo e avevamo già visto; altri che conoscevamo, ma non avevamo mai visto; e infine quelli che non conoscevamo e non avevamo mai visto. Vengono pescati, pesati, cucinati, sfilettati, essiccati, e chi più ne ha, più ne metta.
In grandi bidoni blu si prepara, lungo le strade, la pasta di gamberetti. Nella stagione che va da maggio a ottobre, viene mescolata per più di 10 ore al giorno.
3. Le Chungking Mansions
Le Chungking Mansions sono il luogo in cui abbiamo dormito durante il nostro passaggio a Hong Kong.
Ripensadoci ora, non la definirei un’idea geniale, ma sicuramente ci ha permesso di intuire cosa possa significare abitare in una città che si estende per lo più in verticale, dove lo spazio vitale è una risorsa preziosa, che si paga a caro prezzo.
Non mi dilungo, perché vorrei dedicare un’intera puntata d’approfondimento a questo luogo pazzesco.
In breve: le Chungking Mansions sono un complesso di edifici fatiscenti nel pieno centro di Kowloon, che ospitano attività commerciali d’ogni genere e un numero apparentemente infinito di ostelli e guesthouse.
Qui s’incontrano più di 120 nazionalità, in particolare africane e sud-asiatiche.
Costruito nel 1961 per ospitare gli immigrati cinesi che scappavano dal maoismo, è da sempre un concentrato di umanità. Circa 4mila abitanti stimati, 371 spazi adibiti a negozi, oggi è la residenza ufficiale di tutte le minoranze – quelle povere – che vivono a Hong Kong.3
Prima di salutarvi, dopo queste rapide incursioni in tre luoghi di Hong Kong che mi hanno colpita, vi chiedo: anche a voi è capitato di viaggiare in qualche città per un tempo decisamente fin troppo ristretto? Com’è andata?
Ciao e a presto,
Sara
Localiiz, Hong Kong’s best afternoon teas.
Beverly Ngai, Hidden Hong Kong: A look into Hong Kong’s fishing heritage.
Tino Mantarro, Chungking Mansions, lo sgabuzzino di Hong Kong.
taccuino rigorosamente cartaceo! che si inizia a usare subito, prima del viaggio, appena si inizia a progettare!