Per filo e per segno #10: Denunciare, morire, scrivere [Il settimo giorno III]
Il calendario di letture di afilorefe del primo semestre del 2025 (buon anno!) e qualche parola su "Il settimo giorno" di Yu Hua.
Ciao, sono Sara e questa è “Per filo e per segno”: la rubrica alias gruppo di lettura di afilorefe in cui si parla ostinatamente di libri.
Per inaugurare questo nuovo anno, ho preparato un calendario di letture da proporvi per la prima metà del 2025: un libro ogni 2 mesi per un totale di 3, che ci regalerà un mix di generi molto distanti tra loro. Ci sarà anche un filo conduttore? Lo scopriremo.
Gennaio/febbraio | Una raccolta di racconti | Angela Carter, Fuochi d'artificio [come antologia autonoma, si trova solamente usata o nelle biblioteche; in alternativa, la potete recuperare all’interno del volume Nell’antro dell’alchimista, che si trova facilmente un po’ ovunque]
Marzo/aprile | Un romanzo | Annet Schaap, Lucilla
Maggio/giugno | Una graphic novel | Lou Lubie, E alla fine muoiono
Alla fine di ogni lettura, riceverete una puntata (una sola) con approfondimenti, riflessioni, connessioni e tutto quello che capiterà.
[Nota per chi bazzica da queste parti da un po’ di tempo: perdonatemi se ho rimescolato ancora una volta le carte in tavola, ma così mi sembra che le cose possano funzionare in modo più semplice e meno macchinoso, e – non da ultimo – più adatto a me e agli impegni che il nuovo anno sta portando con sé]
Come un abbraccio in mezzo al dolore
E ora, torniamo a noi, alla Cina e a Il Settimo giorno (di cui abbiamo già parlato qui e qui), un libro premiato perché, secondo la giuria:
In poco meno di duecento pagine Yu Hua ci consegna quello che è probabilmente il suo capolavoro. I primi sette giorni dopo la morte offrono allo scrittore il pretesto per leggere con metafisica profondità una critica severa, realistica e talvolta perfino feroce alle ingiustizie e all’egoismo della moderna società cinese; dall’altro con sentimento di pietas profonda e antica che risale con le immagini, e coi toni di una dolcissima trasfigurata poesia, alle tradizioni poetiche e figurative più delicate di questa antichissima civiltà1.
Io mentre leggevo mi sono sentita al sicuro, anche quando Yu Hua descriveva orrori di solito indicibili: c’era sempre un momento in cui il calore tornava, come un abbraccio in mezzo al dolore del mondo.
Come si vive di scrittura?
Ho ascoltato e letto parecchie interviste a Yu Hua: l'ho trovato un personaggio interessante, estremamente pragmatico e fiero del proprio talento.
Mi è piaciuta tantissimo la sua risposta alla domanda “Come si diventa scrittori?”.
“L’unico modo è scrivere”. Sempre e comunque, proprio come ha fatto lui.
In estate, nella Cina del Sud faceva (e fa) molto caldo; allora - mentre, ancora giovane, già scriveva - legava un fazzoletto attorno al polso per assorbire il sudore e non bagnare le pagine che andava a riempire, una dopo l’altra. Per sopravvivere alle zanzare, indossava jeans e stivali da pioggia. In inverno, anche, scriveva, stretto nella morsa del freddo: ricorda che aveva sempre una mano gelida e l’altra bollente, come se appartenessero a due persone diverse2.
Non sembra anche a voi l'incipit di uno dei suoi romanzi?
La morte, l’aldilà e Yu Hua
Ne Il settimo giorno si parla innanzitutto di morte. Il protagonista è morto e la sua storia è sospesa tra il ricordo del passato, il presente che continua a scorrere e l’aldilà che per certi versi non vuole raggiungere.
Ma la morte non è che un'occasione per parlar d'altro: di classi sociali, povertà, corruzione, atrocità.
Proprio quando stavo per finire di scrivere questa puntata, nella mia casella di posta ha fatto capolino una splendida “Talea Letteraria” di : Yu Hua. L'uomo di fronte alla storia.
Ci trovate tantissime cose sulla vita di Yu Hua, una riflessione in risposta alla domanda “Una letteratura proletaria?” e un approfondimento su due dei suoi romanzi: Vivere! (活着 Huozhe) e Cronache di un venditore di sangue (许三观卖血记 Xu Sanguan mai xue ji).
Una parte mi ha particolarmente colpita perché – ai miei occhi – ha illuminato di una luce tutta nuova l’idea del crematorio e dell’aldilà così centrali ne Il settimo giorno:
quando è ormai in quarta elementare, Yu Hua e la sua famiglia si trasferiscono a vivere in un compound dell’ospedale, proprio di fronte all’obitorio.
Quasi tutte le sere risuonavano alle mie orecchie pianti disperati. In quegli anni fui ossessionato dalle grida addolorate di uomini, donne, vecchi e bambini; ne udii così tante. Spesso durante la notte mi svegliavo al suono ripetuto di quei lamenti. Mi capitò anche di vedere di giorno i parenti di un defunto che addolorati piangevano all'ingresso dell’obitorio; allora spostavo uno sgabellino fino all’entrata di casa e rimanevo seduto a guardarli mentre piangevano e si consolavano a vicenda.
Ecco da dove arriva tutta la compassione di Yu Hua per l’umanità, mi sono detta: l’ha imparata da piccolo, nel suo silenzio di fronte al dolore altrui.
Un libro di denuncia?
Ma alla fine, questo, è un libro di denuncia?
Sì, anche se Yu Hua non vuole ergersi a paladino della società. Non può salvarla perché ne fa parte; al massimo può esserne testimone e lasciare quel che ha visto e vissuto in eredità:
La Cina che descrivo è piena di storture: cibo adulterato, confessioni estorte, demolizioni di abilitazioni. Ma la società cinese è meglio di quella che descrivo nei miei romanzi […] Forse, questo mio particolare sguardo sul mondo dipende dal fatto che sono uno scrittore. Sono attratto dagli aspetti più problematici del Paese in cui vivo. E questa non è certo una caratteristica specifica degli scrittori cinesi, ma appartiene a tutti quelli che vogliono fare della propria scrittura un mezzo di denuncia, di critica.
Ci sono stati degli scrittori – moltissimi nella tradizione cinese – che si considerano dei medici della società. E si pongono come obiettivo quello di curarne i mali. Io non posso considerarmi un medico. Sono un malato, come tutti gli altri. Un malato in mezzo ad altri malati. Perché sono uno dei membri della mia società e ne porto traccia. Non è possibile che ne sia completamente immune. Nonostante tutto, spero che chi leggerà Il settimo giorno tra cent’anni possa capire cosa è accaduto in questa precisa epoca storica della Cina3.
E tu, cosa ne pensi?
Buona lettura di Fuochi d'artificio e a presto,
Sara
Motivazione citata in: Yu Hua con Il settimo giorno vince il Bottari Lattes Grinzane 2018.
Così raconta Yu Hua in un’intervista a cura della traduttrice Silvia Pozzi.
Citato in: Francesca Marson, Giorni Selvaggi: Il settimo giorno di Yu Hua.