"Il vecchio e il mare" #2: il vecchio e il ragazzo
Buona fortuna, vecchio.
Ciao, questa è la seconda puntata di “Per filo e per segno”: il gruppo di lettura via newsletter di afilorefe.
Nell’incipit – e che incipit! – abbiamo incontrato due pescatori. L’antefatto è semplice: il più giovane ha accompagnato il più vecchio in mare per un certo numero di giorni, fino a quando i suoi genitori gli hanno ordinato di lasciar perdere perché la sfortuna incombeva su quella barca che non riusciva, ormai da troppo tempo, ad accaparrarsi neppure un piccolo pesce. Da allora il ragazzo – che si chiama Manolin – è triste.
È triste per quel vecchio – di nome Santiago – che gli insegnò a pescare. Aveva solo cinque anni quando lo prese con sé per la prima volta e lo portò in mare. Ricorda ancora il frastuono che il vecchio faceva mentre abbatteva un pesce che stava facendo a pezzi la loro barca. Ricorda ancora l’odore dolce del sangue.
Nel libro, Manolin è sempre ben piantato a terra: in questa storia, non fa altro che aspettare che il vecchio ritorni, per poi prendersene cura. Già nelle prime pagine, lo vediamo aiutare Santiago con la barca e gli arnesi da pesca, per poi accompagnarlo verso casa, e fare in modo che non se ne vada a letto senza mangiare neanche un boccone. I due parlano di pesci, di baseball e dei tempi andati. In quella casa sono due compagni che si conoscono da sempre, sono un maestro e un discepolo, sono due buoni amici, sono un padre e un figlio che hanno bisogno l’uno dell’altro.
Ma non avete anche voi l’impressione che Manolin esista solo in funzione di Santiago?
Hemingway non si risparmia quando vuole raccontarci chi è questo vecchio che dà il titolo al suo romanzo:
Il vecchio era magro e scarno e aveva rughe profonde alla nuca. Sulle guance aveva le chiazze del cancro della pelle, provocato dai riflessi del sole sul mare tropicale. Le chiazze scendevano lungo i due lati del viso e le mani avevano cicatrici profonde che gli erano venute trattenendo con le lenze i pesci pesanti. Ma nessuna di queste cicatrici era fresca. Erano tutte antiche come erosioni di un deserto senza pesci.
Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti.
Non c’è traccia di niente del genere quando si parla del ragazzo. Se volessimo scomodare la narratologia1, diremmo che dopotutto Manolin non ha bisogno di particolari caratterizzazioni, perché alla fin fine è “solo” l’aiutante di Santiago:
AIUTANTE: il personaggio che si schiera a favore del protagonista, aiutandolo a compiere la sua missione o a conseguire un obiettivo positivo.
Ma il ragazzo non è solo l’aiutante di Santiago. Nella prima parte del racconto, noi conosciamo il vecchio proprio attraverso lo sguardo di Manolin. È nella sua devozione, nel suo rispetto, nella sua tenerezza, che ci avviciniamo al protagonista. È grazie alle sue parole che scorgiamo l’eccezionalità di quel vecchio e che prendiamo quindi la decisione di seguirlo in mare aperto, nella certezza che farà qualcosa di grande:
“Qué va,” the boy said. “There are many good fishermen and some great ones. But there is only you.”
“Qué va” disse il ragazzo. “Ci sono molti pescatori bravi e alcuni grandi. Ma come te ci sei soltanto tu.”2
Manolin è tutto questo e insieme ancora altro. È il riflesso del ragazzo che Santiago era stato, tanto tempo prima, quando in Africa aveva visto i leoni – giovani, fieri e forti – camminare sulle spiagge. Quei leoni che il vecchio continua a sognare senza capire ancora il perché.
Forse Manolin rappresenta l’energia vitale che ancora brucia nelle viscere del vecchio. Alla fine della prima parte del racconto, Santiago decide di ravvivarne la fiamma, perché la storia possa continuare: “gli prese con garbo un piede e lo strinse finché il ragazzo si svegliò e si voltò a guardarlo.”.
A questo punto, i due – che poi, forse, sono uno – si incamminano nel buio verso le acque scure: il vecchio è pronto per il suo nuovo viaggio. E noi con lui:
“Buona fortuna, vecchio.”
“Buona fortuna” disse il vecchio.
La narratologia studia gli infiniti modi in cui si può narrare una storia. Risponde a domande come: com’è strutturato un testo narrativo? Come funzionano i suoi personaggi? E il narratore? Come si pone nei confronti di quello che sta raccontando? Se avete voglia di approfondire, vi basta cliccare qui.
“Qué va” è un’espressione spagnola che potremmo tradurre in inglese con “no way!” e in italiano con “non esiste!”.