Soffice ovatta colorata di vento
scendi lenta quando l'orologio
segna le ore dell'alba.
Con i tuoi fantasmi
di nuvole perse
ti diverti a disegnare sui muri
avanzi di baci sfuggiti ai cuscini della notte.
Alda Merini, Nebbia
Ciao, sono Sara, in cielo splende la luna piena, e questa è la diciottesima puntata di afilorefe.
Prima di cominciare, comunicazione lampo: ti presento Mattone, ti va di iscriverti?
E noi? Noi oggi parliamo di nebbia (in tre tempi):
1. C’era una volta la nebbia
2. Una nebulosa di libri
3. Lasciare traccia: piccolo laboratorio di autonarrazione
1. C’era una volta la nebbia
L’inverno si avvicina: andiamogli incontro posandoci sulle spalle uno scialle fatto di nebbia:
la nebbia è un linguaggio, fatto di piccole grandi cose. Un linguaggio attraversato da molti e declinato in mille modi, un linguaggio che, mentre copre tutto, svela, ci prende da qualche parte, ci agguanta e ci mette addosso, tra il cappotto e il cuore, una delle malinconie più belle di sempre1.
La nebbia è una magia: minuscole goccioline d’acqua che danzano nell’aria, sospese.
A Milano, la chiamano “scighéra” [ʃi’ge:ra]: qualcosa che acceca, che impedisce di vedere al di là del proprio naso.
Come in Amarcord, quando il nonno si smarrisce proprio di fronte alla sua casa: “Mi sembra di non stare in nessun posto!”.
Già, perché la nebbia ci fa perdere l’orientamento, ci nasconde, ci avviluppa.
Proprio lì - nella forza dell’indistinto, della confusione, dell’indefinibile - il nostro immaginario si popola di storie.
C’era una volta Sam Bartram, che il 25 dicembre 1937 fu “dimenticato” in campo, nel bel mezzo di un banco di nebbia, intento a difendere la sua porta.
C’era una volta l’ultima battaglia di Patroclo. L’eroe, furioso e possente, stava attaccando i nemici senza paura, quando il dio Apollo decise che era giunta la sua ora2.
E Patroclo si slanciò sui Troiani meditando rovina, si slanciò per tre volte, simile ad Ares ardente, paurosamente gridando: tre volte ammazzò nove uomini. Ma quando alla quarta balzò, che un nume pareva, allora, Patroclo, apparve la fine della tua vita: Apollo gli mosse incontro nella mischia selvaggia, tremendo, ed egli non lo vide venire in mezzo al tumulto; gli venne incontro nascosto di molta nebbia.
Nell’Iliade la nebbia è un inganno degli dei, un espediente con cui scelgono di proteggere oppure condannare a morte i guerrieri che combattono alle porte della città di Troia.
In greco antico era detta achlys: una nebbia che non è soltanto bruma, ma anche tenebra, caos.
In un poemetto della Grecia più primitiva3. assume sembianze quasi umane e viene descritta come una divinità dall'aspetto ripugnante:
E presso a loro stava la querula Acli odïosa, pallida, magra, cascante di fame, e gambe stecchite, e l’unghie lunghe lunghe sporgean dalle dita: colava dalle narici moccio, cadevano giú dalle guance stille di sangue; ed essa, con grande stridore di denti, stava, e sugli òmeri suoi si addensava la polvere fitta, molle di pianto.
C’erano una volte Le nebbie di Avalon4, dove la foschia è simbolo di qualcosa che volutamente nasconde e protegge, e il potere – che spesso coincide con l’isolamento – è nelle mani di chi sa dominarla:
Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi: sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina. Ora, in verità, sono una maga e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute5.
C’era una volta un piccolo riccio che s’incamminò, come ogni sera, attraverso il bosco, per raggiungere il suo amico orso…
Comincia così il capolavoro di Jurij Norštejn, spesso citato come uno dei più bei film d’animazione di sempre.
C’erano una volta – e ci sono ancora – i cacciatori di nebbia.
Vivono in Cile, in territori fortemente colpiti dalla mega sequía: la grande siccità.
Per questa ragione, hanno costruito delle trappole per la nebbia (in spagnolo: atrapanieblas), che “catturano” la nebbia e la raccolgono, trasformandola in acqua6.
2. Una nebulosa di libri (per chi vuole restare nella nebbia ancora un po’)
Un albo illustrato: La famosa esplosione alla fabbrica della nebbia di Angelo Mozzillo e Andrea Antinori.
Il racconto surreale e decisamente comico di cosa accadrebbe se all’improvviso non potessimo vedere altro che… nebbia!Un libro per ragazz* (Vincitore del Premio Strega): Nebbia di Marta Palazzesi.
La storia di una grande amicizia tra un bambino e un animale selvaggio.Un romanzo breve: La nebbia di Stephen King.
Un’esplorazione dell’orrore che si cela dentro di noi.Un’antologia: Nebbia, a cura di Remo Ceserani e Umberto Eco.
Una fitta selezione di racconti, pagine di romanzo, poesie e canzoni in cui la nebbia è protagonista.Un racconto: Nella nebbia di Ada Negri.
Fa parte della raccolta Le solitarie, una galleria di ritratti di donne in cui c’è tutto: discriminazione, abuso, emarginazione, lotta.Un incipit: Il settimo giorno di Yu Hua
Con un mondo avvolto nella nebbia, comincia il libro che abbiamo appena concluso con il nostro gruppo di lettura: Il settimo giorno di Yu Hua.
3. Lasciare traccia: piccolo laboratorio di autonarrazione
In La fabbrica della nebbia. Piccolo viaggio sentimentale dentro quel che cancella e svela, Gino Cervi scrive:
Quando facevo ritorno a casa, la sera tardi o la notte, mi piaceva abbassare tutti i finestrini dell’auto per fare entrare la nebbia, per catturarne l’odore che lì sapeva più intensamente di fiume, di erba tagliata sulla scarpata e di bosco.
Per te, che odore ha la nebbia? Quando la incontri, cerchi subito di uscirne, o preferisci lasciarti ammantare?
Osserva il quadro di Alphonse Allais e poi riempilo con la tua immaginazione.
Com’è la loro danza?
Ciao e buon quasi-inverno,
Sara
Gianni Montieri, Un libro di Gino Cervi / Vivere nella nebbia (e amarla), Doppiozero.
Iliade, Libro XVI; traduzione di R. Calzecchi Onesti.
Pseudo-Esiodo, Lo scudo di Eracle, vv. 264-270; traduzione di Ettore Romagnoli.
Le nebbie di Avalon è un romanzo fantasy di Marion Zimmer Bradley: la riscrittura del mito di Camelot, raccontato dalle donne che ne sono protagoniste.
A proposito di Bradley, accusata di molestie e abusi, anche nei confronti della figlia, emergono con forza le questioni: “È possibile separare l’arte dall’artista?”, “Dovrei leggere comunque i suoi libri?”. A mio parere, non esiste una risposta assoluta e valida per chiunque: siamo di fronte a una scelta estremamente personale. Sicuramente si tratta di un tema complesso e importante, su cui magari torneremo in un’altra occasione (ma se avete voglia di lasciare un pensiero, vi aspetto nei commenti).
Marion Zimmer Bradley, Le nebbie di Avalon, Prologo. A parlare è Morgana.
Aquae Fundacion, Cómo evitar las sequías con un atrapanieblas.
Ma che puntata meravigliosa, Sara... Grazie di cuore. Non so se la mia anima malinconica e nostalgica si sia sviluppata così a causa delle nebbie milanesi dell'infanzia, ma in tutti gli ambiti del pensiero (nel mio caso, penso alla didattica delle diverse discipline) continuo a rilevare la portata che hanno le descrizioni ambigue della realtà, che svelano celando.
Splendida puntata, Sara. Per me la nebbia è quella che compare all'improvviso quando sono in montagna e guardandoci dentro ci può essere qualsiasi cosa. Per me la nebbia è immaginazione.
Grazie per le tante connessioni nebbiose, soprattutto per il corto di Yuri Norstein, che non conoscevo.