Silenzioso tetto nel cielo,
guizzi di raggi di luce,
fiume che scorre nel buio,
rive bordate da salici.
I salici si tendono ai salici
come a voler darsi la mano
o a discorrere dei segreti del fiume.
I salici si piegano al fiume,
il fiume ne riflette le ombre.
Sono salici le ombre dei salici
o immagini del loro essere?
Le luci delle rive
si infiltrano nei vuoti tra i rami
sull’acqua creano strisce diverse
là chiare là scure
come all’alba tra le nubi di oriente.
I pochi riflessi chiari svelano il fiume
e la malinconia del suo corso nel buio.
Chu Tzu-ch’ing, Notte in riva al fiume
Ciao, sono Sara, oggi c’è la luna piena, e questa è una puntata di afilorefe diversa dal solito.
[📚 Prima di iniziare, un piccolo avviso: il primo ottobre ricomincia il nostro gruppo di lettura: leggeremo insieme "Il settimo giorno" di Yu Hua. Se ti va di partecipare (ma non sei ancora iscritt*), clicca qui, poi sulla miniatura del tuo profilo (quel tondino con la tua foto/l’icona con le tre linee orizzontali una sopra l’altra, per intenderci), “Gestisci abbonamento”: nella sezione “Notifiche” metti la spunta a “Per filo e per segno”📚]
In attesa di una convocazione a scuola (incrociamo le dita), sto seguendo qualche corso e raccogliendo materiali che mi sembrano interessanti.
Questa settimana ho cominciato a progettare un paio di percorsi in cui s’intreccino geografia e autonarrazione. Uno potrei chiamarlo “I corsi d'acqua che hanno percorso la mia vita”, o qualcosa del genere.
Cos’è un fiume?
Il Vocabolario della Crusca (prima edizione) dice:
Adunanza d’acque, che continuamente corrono.
La mia geografia fluviale
A me i fiumi e i torrenti (così come i laghi) piacciono molto: sono luoghi in cui mi ritrovo quasi sempre a sentirmi serena, e mi perdo a osservare gli uccelli in volo.
Il mese scorso sono stata in Toscana per qualche giorno. I fiumi di questa regione sono tra i miei preferiti, semplicemente perché, quando vivevo a Pisa, mi ci sono affezionata.
Uno di loro è il Serchio (a cui sono tornata), che è stato lo sfondo di tante parole d’amicizia e d’amore. In una poesia bellissima, Ungaretti lo racconta come uno dei fiumi della sua vita:
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil'anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
In questa puntata, mi ispiro proprio a lui e – senza nessuna pretesa di poeticità – ricostruisco una mia personalissima geografia fluviale.
1. Breggia, Italia: l’acqua che sa di casa
Il Bréngia, come si chiama in dialetto comasco, accompagna il confine tra l’Italia e la Svizzera, e sfocia nel Lago di Como a pochi passi da Villa Erba, a Cernobbio.
Il Breggia è casa; un luogo della memoria, teatro di tanti racconti che ho raccolto dai miei genitori e dai miei nonni.
Ogni estate è, per me, un rifugio umido e fresco. Mi basta andare in Ticino e addentrarmi nel Parco delle Gole della Breggia (interessante: in Svizzera il torrente è considerato di genere femminile, mentre in Italia se ne parla al maschile).
2. Tamigi, Inghilterra: l’acqua che sa di Storia
Il Tamigi è un fiume che trovo simpaticissimo, da quando – mentre ero a Londra – ho scoperto la storia delle Frost Fairs.
Le “fiere del gelo” sono state organizzate una decina di volte – tra il Seicento e gli inizi dell’Ottocento – quando il Tamigi (più largo e più lento di oggi) ghiacciava impaurito di fronte ai rigidi inverni inglesi.
La più famosa fu quella del 1683/1684, con acrobati, spettacoli di marionette e bancarelle d’ogni genere. Si vendevano liquori e spuntini; qualcuno tagliava i capelli; in tanti pattinavano e giocavano a calcio.
L’ultima fiera si tenne nel 1814 e ospitò persino un elefante!
3. Tago, Portogallo: l’acqua che sa di rito di passaggio
Il Tago è un fiume immenso. Lo ricordo con tenerezza, perché a Lisbona sono andata quando ero alle porte dei 19 anni, per festeggiare l’addio al liceo.
Le visioni del fiume si mescolano al ricordo del sapore dei pastéis de nata, che sono dolcetti sublimi.
E poi, come se non bastasse, il Tago (insieme all’oceano in cui sfocia) ha tutta una storia fortissima che c’entra con uno tsunami.
4. Godavari, India: l’acqua che sa di spiritualità
Per scrivere la mia tesi di laurea, ho vissuto per alcuni mesi a Mumbai. Da lì, ogni tanto, sono riuscita a esplorare qualche piccolo pezzo dello Stato del Maharashtra.
Un luogo che mi è rimasto nel cuore è Nashik: una delle città sacre dell’India.
Qui scorre il Godavari: il secondo fiume più lungo del subcontinente (dopo il Gange). Le sue acque sono vissute con grande intensità: sono innanzitutto fonte di vita per le persone, gli animali e l’agricoltura, e in secondo luogo meta di pellegrinaggio.
5. Ourika, Marocco: l’acqua che sa di famiglia
Vicino a Marrakech, c’è la Valle dell’Ourika: un’oasi di terra rossa.
Le famiglie – quel giorno in cui io ero lì con i miei genitori – si bagnavano nel fiume e mangiavano lungo le rive; i bambini ridevano forte.
Ho pensato: “Anche io, con la mia famiglia, vorrò un fiume a cui tornare.”.
6. Wadi Mujib, Giordania: l’acqua che sa di presenza
Il wadi è il letto di un torrente, quasi un canyon, in cui scorre (o scorreva) un corso d’acqua non perenne.
In Giordania se ne può percorrere uno, quando l’acqua lo riempie (ma non troppo). È stata un’esperienza che ricordo ancora con tutti e cinque i sensi: l’acqua fredda che mi avvolgeva e le pareti di roccia umida immensamente più grandi di me.
7. Bistricë, Albania: l’acqua che sa d’amore
Al fiume Bistricë siamo arrivati in tandem, io e Lorenzo, con il sole a picco e un entusiasmo incontenibile, per essere riusciti a partire e a pedalare insieme, prima a Corfù e poi da Saranda verso la Grecia continentale, che ci aspettava al di là del confine (litigando una sola volta, a causa di uno shampoo. Ma questa è un’altra storia.).
Il corso d’acqua nasce dal Syri i Kaltër: l’occhio blu, una sorgente carsica, sotterranea, nascosta in mezzo al fitto bosco di querce e sicomori.
Se lo fissi abbastanza a lungo, l’abisso ti guarderà (semicit.).
8. Yulong e Li, Cina: l’acqua che sa di viaggio
L’area attorno a Guilin, in Cina, percorsa dai fiumi Yulong e Li, è un mondo meraviglioso, dove a ogni occhiata ti si mozza il fiato.
In cima a una collina, guardando verso il basso, ho capito la sindrome di Stendhal (versione paesaggio).
9. Po, Italia: l’acqua che sa di desiderio
Vorrei tanto, in autunno, vedere il delta del Po.
Un libro
Dalla mia finestra si vede un fiume… Dove mi porterà?
Inizia così un albo illustrato di Marc Martin. Esteticamente curatissimo, è un’esplosione di fantasia e di forme che s’intrecciano.
Lasciare traccia: piccolo laboratorio di autonarrazione
Cos’è, per te, un fiume? Prova a raccontarlo in una riga.
Hai mai pensato alla tua geografia fluviale?
Di quali acque si compone?
Ciao e buon quasi-autunno,
Sara
Un fiume è la vita che scorre.
Una riga non lo può contenere: vuole spazio, movimento, che sia lento e tranquillo o rapido e tumultuoso, vuole cambiamento, continuità, abbondanza, cura, rispetto. Vuole nascere, crescere e andare a finire, unendosi a qualcosa di più grande.
Non avevo mai pensato a una personale geografia fluviale. Ci penserò.
Wow, mi piace molto questa versione più personale e interattiva della newsletter! ❤️
Mi è capitato spesso di pensare a una mia geografia acquatica, ma mai ad una specificamente fluviale. Il Lago (quello con la maisuscola, che ci accomuna) occupa ovviamente un posto centrale: è il panorama della mia infanzia, dei miei anni formativi. I fiumi sono arrivati dopo, scorrono di pari passo alla mia vita adulta. Il Rotte e il Maas (che mi fa strano chiamare Mosa, in italiano) sanno di casa, sono porto sicuro. Gli altri miei posti del cuore sorgono lontano dai fiumi, ma aggiungo alla mia mappa personale il Tamigi, il Liffey e - menzione speciale - l'Allan Water.